L’invenzione dei dischi volanti è recente: risale ai primi anni del secondo dopoguerra, a quello che è considerato come il primo avvistamento di UFO dell’epoca Moderna.

Il 24 giugno 1947, a bordo del suo aereo, il pilota privato americano Kenneth Arnold dichiarò di aver visto una serie di nove oggetti volanti non identificati che sorvolavano il Monte Rainier (stato americano di Washington). L’alto profilo di questa faccenda nella stampa internazionale ha portato a rendere popolare l’espressione “flying saucer” (dischi volanti) per descrivere il fenomeno. Poco tempo dopo, i pastifici hanno iniziato a creare delle trafile permettendo di produrre l’ormai imprescindibile formato di pasta.

A questo avvistamento ne seguì un altro, il 27 ottobre 1954 a Firenze, sopra la cattedrale di Santa Maria del Fiore e lo stadio comunale durante la partita amichevole tra Fiorentina e Pistoiese.

Appena 4 mesi dopo, Renzo Fabbri (terzo titolare dell’azienda) acquisiva la sua propria stampa presso la ditta Garibaldo Ricciarelli, che ancora oggi, ci permette di realizzare i nostri dischi volanti.

Ideale con

La forma tonda e attorcigliata dei dischi volanti, che si aprono leggermente durante la cottura, permette loro di trattenere il sugo e ne fanno un formato ideale per condimenti cremosi. Per esempio, sposano bene con burro e salvia, con un pesto (alla genovese o la sua variante toscana, al cavolo nero) o ancora con cime di rapa.