“Fra la pasta c’è: paternostri, avemarie e semesanto; sono tre tipi di pasta…l’avemarie són piccoline, ’ paternostri sono un po’ più grande e il semesanto sono que’ chicchini”. (T. Poggi Salani, N. Binazzi ed altri, Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo, Accademia della Crusca: http://www.accademiadellacrusca.it/it/scaffali-digitali/vocabolario-fiorentino).
Il nome di questa pasta da minestra viene direttamente dalla tradizione Cattolica Romana, riferendosi alla famosa preghiera del “Pater Noster”. Questo appellativo è soprattutto usato in Toscana mentre nelle altre zone d’Italia, si parla più volentieri di ditali.
Era pratica comune nelle famiglie italiane di recitare la preghiera per misurare il tempo di cottura. Alcuni sostengono addirittura che la differenza di misure fra le paste AveMarie e PaterNoster è riconducibile al Rosario dei cattolici. La corona del Rosario è un insieme di grani infilati in una corda, a ciascuno dei quali corrisponde una preghiera: i grani più grossi invitano il fedele a pronunciare il “Pater Noster” mentre i grani più piccoli corrispondono all’invocazione dell’”Ave Maria”.
Ideale con
I Pater si prestano a tutte le preparazioni a base di minestre di legumi o di verdure.
Consiglio di Davide, dipendente del Pastificio Fabbri: assaggiare i pater rigati con una minestra di fagioli (borlotti o cannellini), rosmarino e aglio. Non dimenticare di aggiungere l’acqua di cottura durante la preparazione per dare la giusta cremosità alla minestra.